Dervisci danzanti
Movimenti ipnotici che nascondono una simbologia e una spiritualità ricercata e profonda, rendono l’esibizione dei Dervisci Rotanti in Cappadocia e in Turchia, in generale, un’esperienza unica. I corpi che diventano espressione di danze geometricamente perfette, proiettano lo spettatore in un mondo particolare, in una sorta di viaggio dove scoprirne una doppia natura: quella spettacolare e quella storico-culturale. Letteralmente il suo nome significa “Povero” o “monaco mendicante” e fa parte di una delle confraternite islamiche sufi che hanno scelto di raggiungere un processo salvifico, attraverso il distaccamento dalle passioni mondane e dalle ricchezze materiali del mondo. In Turchia, in particolare, è l’Ordine dei Mevlevi a praticare la famosa danza turbinante, che oltre a essere un piacere per gli occhi, ha l’intento di permettere di raggiungere quasi l’estasi mistica. Ogni movimento trasmette una informazione, per cui basterebbe non essere precisi per comunicare altro. Mentre il Derviscio di muove compie un particolare esercizio interiore e riesce a mantenere un equilibrio a livello emozionale e intellettivo, che solo con anni di esperienza può ottenere. Questa fase è detta “Comunione con Allah” e arriva dopo un apprendistato lungo seguito con l’aiuto di maestri e tecniche raffinate. Il copricapo in particolare simboleggia la tomba dell’ego, mentre l’ampia gonna bianca indica il sudario dell’ego. L’accompagnamento musicale, ancora, rappresenta il respiro di Dio, specie durante il suono del ney, il flauto di canna. Per i dervisci è importantissimo il sema, o cerimonia del roteare, composta da sette parti, con differenti significati. L’amore, la condivisione del sentimento divino tra gli esseri umani, riguarda il tema centrale, mentre le prime tre parti sono preghiere, auguri e improvvisazioni musicali. Poi si passa alle quattro formule di saluto: la verità attraverso la conoscenza, lo splendore della creazione, la sottomissione totale a Dio e l’accettazione del destino.